700.

Cari lettori, sono passati tre anni abbondanti dall’inizio di questa avventura.
Anni di sillabe, raccolta di testimonianze e cronache di molti incontri con bambini e adulti, in famiglia e in eventi organizzati.

Spero che questo blog, goccia tra le molte voci esistenti in rete sull’argomento, abbia contribuito a diffondere un’idea giocosa, leggera e un poco irriverente di poesia haiku. Del resto, i classici che sto imparando ad amare sanno contenere nel micro tutte le voci del mondo. Persino la nostra!

Mondo di rugiada.
In mezzo alla rugiada
tante guerre.

(Kobayashi Issa 1763-1828)

Settecento. Ecco un bel numero tondo per chiudere questa esperienza, ringraziare Viviana, Pino e Anna e salutare tutti coloro che hanno alimentato questo blog.

Per chi avrà ancora voglia di seguire le mie sperimentazioni, continuerò a lasciarne traccia sul blog personale Silvia Geroldi.

A presto e grazie a tutti!

Silvia

1

699.

sole opaco
il lago in inverno
specchia il vuoto

Arturo, 41 anni

698. Rappresentare la felicità: dove? quando? Un esperimento con la 5 B

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Terremoti, slavine e tormente di neve riempiono le cronache di questi giorni. Non è stato facile, oggi, entrare in classe e spiegare in modo asettico che i temi tipici della poesia haiku sono il passare ciclico della natura, lo svolgersi di un tempo eterno, la finitezza dell’uomo che è parte minuscola e certamente non la più importante dell’universo.

Trovo di fronte a me bambini vivaci, alcuni di loro faticano un poco  a comporre in italiano (sono arrivati da poco in Italia) ma ci mettono grande impegno e la consueta esuberanza nel lavoro in gruppo. Decido che la conta delle 5/7/5 sillabe è oggi l’aspetto meno importante. Mi preme far capire quanto la poesia haiku, partendo da percezioni reali, porti messaggi universali e profondamente spirituali. Piano piano ci arriviamo, con gli haiku classici e con gli albi.

Con questa classe ho voglia di insistere più del solito sul dato di partenza: la concretezza dell’esperienza. Questa infatti distingue il linguaggio degli haiku da buona parte della poesia proposta a scuola, centrata solitamente sulle ricorrenze e su ideali astratti, oppure testimone di una natura idealizzata e consolatoria.

Chiedo ai bambini di chiudere gli occhi e visualizzare una situazione in cui sono felici nella natura. Le risposte mi sorprendono: compaiono subito le vacanze e i papà, mentre non c’è traccia di parchi cittadini, vasi sul balcone, mamme e nemmeno delle strutture della scuola che pure gode di orti, serre e animali. Nella loro percezione la natura e la felicità sono totalmente escluse dalla quotidianità.

Ecco i loro autoritratti di felicità in natura:

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Uscendo, trovo su un cartellone questo vivido racconto delle vacanze:

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Io penso che un compito della scuola sia aiutare i bambini a percepirsi come parte attiva e vivace del mondo ogni giorno, anche negli aspetti più banali. Ne ho incontrati molti in questi mesi; quasi tutti mi sono apparsi piuttosto sereni ma poco abituati ad autorappresentarsi, a collocarsi nel mondo e a valorizzare le opinioni personali. Chissà se si rendono conto di essere anche tanto tanto fortunati.

697. La tendenza chiaroscurale della VC

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La settimana scorsa ho incontrato in classe anche la V C.
Dei componimenti di questi ragazzi, che hanno scritto molto e che seguirò per portare a termine il progetto Vita pulsante a scuola fino alla produzione di un libro, mi piace sottolineare l’uso delle immagini chiaroscurali. Sarà interessante vedere come reagiranno al secondo incontro dedicato alla manipolazione dei materiali.

Intanto, ecco le loro parole:

Simone, Gaia, Antonio, Milly, Benedetta, Zaccaria

Una lavagna
con un disegno sopra.
Le diamo vita.

Sole che sorge
colorando il cielo,
dando speranza.

Delle lucciole
che ci sembrano stelle
splendendo in cielo.

Una tempesta
che oscura il cielo
e dà tristezza.

Fiori dipinti
colorano il prato
e danno gioia.

Davide, Sara, Gabriele, Matilde, Yasmmin

Un’ombra nera
nella notte splenderà.
Luce lunare.

Carbone nero
Lui può essere dolce
o punizione.

Alberi belli
di un verde splendente
o molto secchi.

Sole rossiccio.
Il tramonto splenderà.
L’alba sorgerà.

I fiorellini
nascono del terreno
multicolore

I mandarini
son frutti dell’albero.
Nascono così.

Il mare calmo
è super bellissimoe
e ondeggiante

Il pesciolino
che nuota dentro l’acqua
velocemente

Gli animali
molto intelligenti
sono carini

L’arcipelago
di piccole isole
con molto verde

Sara C, Mattia, Ariel, Laura, Matteo

L’ uccello vola
via nel vento con gioia
sopra le nubi.

Stelle nel cielo.
Quando le guardiamo
ci illuminano.

Quando mi sveglio
all’ alba del mattino
vedo il sole

Noi in piscina .
ci divertiamo molto
nuotando in acqua

Ippocastano.
Noi ci arrampichiamo
felicemente.

Quando io viaggio
con la barca a vela
mi sento male.

Al ristorante
mangiamo tantissimo
e molto bene

Marco, Manuga, Alessia, Dalia

Un buco nero,
dentro di sé racchiude
vita pulsante.

Certi alberi
racchiudono una storia
da raccontare

Germoglio verde
è segno di speranza,
di rinascita.

L’infanzia mi
rammenta avventure
in compagnia.

I maestri ti
aiutano se sei
in difficoltà

I bimbi sono
la vita pulsante di
qualunque luogo.

Martina, Alessandro, Princess, Giorgio

Sole splendente
ma poi arriva l’ombra.
Luna calante.

La rosa nasce.
Forza della natura.
Un fiore sboccia.

Ora dell’ombra.
A mezzanotte in punto
Tutto svanisce.

Acqua che scende
Pozzanghere ghiacciate
E la grandine

Notte oscura
Rumore invadente
Tutto si accende

L’acqua è vita
L’acqua ha un lungo ciclo
È infinita

La vita è un ciclo
La vita è un illusione
La vita è bella

696. Istantanee della VD virate al color di vento

Rieccomi in V D.

Il secondo modulo del progetto Vita pulsante a scuola, avviato con il laboratorio di poesia haiku, prevede che in due ore i bambini sperimentino la manipolazione di diversi tipi di materiali, tracce e carte, godendosi un’ampia gamma di sensazioni gestuali e tattili che si susseguono rapidi ma non indolori come il passare del vento, del tempo e delle stagioni. Documentare un laboratorio espressivo che prevede l’uso di molti materiali mentre lo si conduce non è semplice, ma questa mattina sono riuscita a fermare qualche momento e mi piace condividere l’atmosfera in classe.

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Introduco il lavoro leggendo questo sofisticato libro di Anne Herbauts, ricco di suggestioni che intrecciano con un equilibrio molto evocativo testo, soluzioni grafiche e tipografiche, illustrazioni.

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Anne Herbauts racconta:

“Ho tendenza a dire che non sono né illustratrice né scrittrice, perché faccio dei libri, ma li faccio nel senso che li scrivo col testo E con l’immagine, e non sono né nel testo né nell’immagine, ma tra i due. Scrivo facendo una collisione di testo e immagine. Quando costruisco un libro, dico “fabbricare un libro”, perché bisogna pensarlo come si fabbrica un oggetto, perché il libro si scrive col testo, con l’immagine, ma soprattutto con l’assemblaggio delle pagine, ed è questa la bellezza e la potenza del libro, che nel momento in cui apriamo un libro succede qualcosa non su una pagina, ma tra due pagine e dunque ci rendiamo conto che è gigantesco.” (Traduzione di Anna Castagnoli in un post del 2011 su Le Figure dei Libri.com)

Questa idea ispira il nostro progetto, che si completerà con la rilegatura orientale nel terzo incontro.

Uno degli obiettivi del lavoro è accettare una quota di imprevedibilità che dipende sia dalle caratteristiche dei materiali utilizzati sia dall’attenzione del singolo bambino durante l’azione. Come la natura, non siamo neutri, ripetitivi e controllati. Agiamo con vigore o delicatezza su materiali che hanno proprie peculiarità, si incontrano e reagiscono.

 

Ad esempio, stendere le spezie addensate con la colla sulla carta di bambù fa sì che questa ritrovi la propria origine organica: asciugando torna foglia, si secca e si accartoccia. Diversa è la reazione su altri tipi di carta.

 

Anche la nostra azione, la nostra forza provocano conseguenze. Quanta delicatezza bisogna usare per il frottage su carta di riso?

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Ci godiamo le differenze. Misuriamo con un gesto la fluidità della china su carta di riso, scopriamo velature e sfumature della sanguigna, tracciamo cancellando la fusaggine, crediamo che la carta di riso sia leggera fino a che non prendiamo in mano un foglio ancora più soffice e trasparente.

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Scopriamo che non si illustra solo con il colore, ma anche con le consistenze. Persino con i profumi e con i rumori.

Mi piace l’idea che dovremo aspettare l’asciugatura per conoscere l’aspetto definitivo di queste carte che abbiamo appositamente alterato: il Tempo è il vero protagonista del nostro progetto.

“Il mio foglio si è rotto ma mi piace proprio per quello” mi dice con entusiasmo una ragazzina. Bene, la volta scorsa non abbiamo parlato di wabi-sabi invano.

Ci vediamo in febbraio per rilegare!

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695. Gli haiku della V D

Questa settimana sono ricominciati gli incontri con le classi quinte dell’Istituto Rinnovata Pizzigoni di Milano, tutti centrati sul tema Vita pulsante a scuola. Alcune classi porteranno a termine il progetto completo fino a realizzare un piccolo libro sensoriale come questo.
Naturalmente ogni gruppo ha un’atmosfera particolare, una predisposizione diversa ad accogliere le suggestioni degli autori giapponesi classici e degli albi illustrati.
Da parte mia c’è sempre l’invito a cogliere l’opportunità di un laboratorio espressivo dando voce all’esperienza diretta.  Dov’è la natura? Dove si trova l’anima pulsante della scuola? In una mano alzata per rispondere, scrive la V D, o in un bambino triste accovacciato.
Ecco tutti i testi:

Gruppo: Elisa, Simone, Maxime, Simone

Acqua gelida
Scorre piano nel fiume
fino al mare

Un bambino sta
triste accovacciato
dietro una roccia

Un botto, luce
I fuochi d’artificio
Bimbi felici

Tre, i bambini
che giocano insieme
con il pallone

Le formichine
Piccole si credono
grandi e forti

Là nella classe
una mano alzata
dà la risposta

Pioggia e piante
dal rumore scrosciante
Per la via stanno

Gruppo: Giulia, Nisis, Edoardo, Cesar

Dormono i bulbi
piantati nel terreno
gialli e rossi

Gli animali
Sono addormentati
sotto il gelo

Ciascun uomo
sogna la felicità
sotto le stelle

Le foglie gialle
Cadono dalle cime
secche e rosse

Sette colori
dell’arcobaleno
fanno felice

Le rondini che
volano nel cielo
sono contente

Fiocchi di neve
Scendendo giù dal cielo.
Si incontrano

Gruppo: Alessandro, Andrea M., Gabriele

Il caldo porta
farfalle colorate
e felicità

La primavera
è piena di colori
dolci e caldi

Le sensazioni
autunnali sono
tristi e scure

L’inverno ci dà
neve sulle montagne
e sopra i colli

Gruppo: Sofia, Andrea B., Adriano

La tartaruga
sta dentro l’acqua fredda
Cercando pace

Germoglio verde
una vita davanti
e da finire

Ginko Biloba
è coperto di muschio
con pungitopo

Gruppo: Maya, Lorenzo, Cecilia

È primavera
il glicine in letargo
si è svegliato

Sono felice
perché dopo si gioca
nella natura

Quando fa freddo
per un fiocco di neve
è un piacere

Sono al mare
e fa ombra su di me
un ombrellone

Arcobaleno
formato da colori
di felicità

Qui ha piovuto.
Il parco è bagnato,
anche la pianta

Gruppo: Loris, Alessio, Alice

Gli animali
della grande agraria
fanno qualcosa

Corre il cavallo
galoppa nella neve
annoiandosi

Un’altalena
è tutta arrugginita
non viene usata

Son luccicanti
I fuochi d’artificio
Sopra le case

Che freddo che fa
in questo lungo inverno.
“Viva la neve!”

Noi osserviamo
la luce del sole che
splendendo muore

La luna splende
mentre noi la guardiamo
curiosamente.

***

Tutto è pronto per il secondo step: materiali, segni, carte.
A presto!

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694.

I dis i veci
A Nedal un pas dè gal
Sa slongå i dé

Dicono gli anziani
A Natale un passo di gallo
Si allungano i giorni

Annibale, 51 anni, sull’anno del gallo che verrà

693.Coniglietti&Cioccolatti&BuonNatale

Concludo gli incontri in libreria – almeno per quest’anno – con la classe quarta più rilassata e affettuosa di sempre (mi hanno abbracciato!).  Questa mattina ero molto rilassata anche io, così tanto da non aver forse documentato fotograficamente a sufficienza l’impegno di tutti i bambini. Non c’è traccia, come ovvio, dei commenti acuti a Stagioni: una vera e propria esegesi stilistica e contenutistica, con sottolineature, associazioni, attenzione ai rimandi interni, definizioni di parole difficili, un fuori programma per mettere in dialogo il libro con un haiku di Issa e, in ultimo, una lettura corale del finale: “Siamo noi!”.
Escono promettendomi di scriverne ancora tanti haiku, ma tanti tanti.
Di questo non dubito, resto solo un po’ in pensiero per l’orsetto.

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692. E adesso cosa faccio? Devo sbagliare?

I bambini di terza sono senza filtri e vivacissimi. Qualche volta mi chiamano “Maestra!”, uno l’altro giorno mi ha chiesto se poteva andare in bagno. Amano molto quando faccio chiudere gli occhi per ascoltare gli haiku degli autori classici giapponesi e poi chiedo di descrivermi l’immagine che hanno visualizzato nella loro testa. Ce n’è sempre uno che mi corregge: nel cervello. Litigano per darmi la loro interpretazione, sbuffano se non faccio parlare tutti. A volte ragioniamo di emozioni: “Cosa fai quando ti arrabbi?” “Mordo mia sorella”. Se nel lavoro di gruppo intravedo tensione o esclusioni, leggo qualche rima di rabbia di Tognolini. Non c’entrano con gli haiku, lo so bene, ma un laboratorio espressivo basato sulla poesia è inutile se i bambini pensano che alcuni sentimenti siano innominabili.

Ci rilassiamo, è il momento dei libri con le figure. Spiego che gli illustratori usano spesso il bianco per suggerire un atteggiamento di silenzio, attenzione e ascolto. Mi seguono quasi tutti. Quasi. Aggiungo che la condizione di “fare bianco” è un po’ difficile da ottenere, ma ci si può provare. Poi di nuovo leggo, mostro albi, e in quei crapini nascono associazioni mentali. Tutto si mischia: le nuvole di Santoka, le formiche di Issa, i bianchi di Komagata, i giochi venduti dalla libreria che ci ospita…

Sono pronti per comporre, è il momento del libricino e della biro. Chiedo perché non ci sono matite e gomme, ragioniamo sugli errori. È un momento interessante, alcuni sono sconcertati, altri sollevati, questa mattina un soldatino ha scritto il suo haiku e poi mi ha chiesto: “Adesso cosa devo fare? Devo sbagliare?”

Quelli di terza, che tipi! E le maestre? Mi danno grandi soddisfazioni quelle che si buttano nella mischia, incoraggiano chi fatica con l’italiano senza sottolineare gli errori, incitano al nonsense. Ed eccoci con gran divertimento a leggere e parlare di poesie, un po’ tutte, quelle per aria, quelle di rabbia e anche quelle di Toti Scialoja. A cui i tipetti di questa mattina sarebbero stati simpatici, secondo me.

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691. A che pensate?

a_che_pensi_coverNuove classi, nuovo capitolo. Questa volta due quarte di Monza alla Libreria Tutti giù per terra.

Ehi voi, fatemi entrare nella vostra testa. Lo sapete di avere dentro immagini e parole? No? C’è chi mi dice che in testa ha solo sassi. Ride, lui, vuole essere spiritoso. Non mi presto troppo a questo scherzo, sono una tipa che prende immagini, parole e sassi molto sul serio.

Ragioniamo sulla possibilità di svuotare completamente la mente, di farne uno spazio bianco e silenzioso. C’è chi giura di esserne capace, chi proprio no, una bimba sostiene che quando si fa tutto bianco le appaiono dei conigli. Bianchi.

Ed è subito Marcovaldo:

Uscì un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un’impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi. C’era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là. Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo uscì dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento. Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando. È qua? è là? no, è un po’ più in là? Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina.

Partiamo da questo bianco su bianco per comporre insieme il primo haiku. Naturalmente mi dimentico di fotografarlo.

Poi tuttigiùperterra senza formalità.

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La mattinata si dipana in due filoni tematici molto diversi.

Appaiono colori, animali e natura, che piano piano si trasforma in un mondo onirico. 

Tra questi haiku, piccole perle visionarie e un’immagine che trovo degna di un autore giapponese. Non importa se lo schema sillabico 5/7/5 non è rispettato:

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Trombettisti, volpi, mostri, rane, fantasmi, principi, previsioni meteo, cobra, scope volanti… ce n’è per tutti i gusti.

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Intrecciato a questo mondo bambino, si insinua l’immaginario adulto, pop e violento. A tratti fonte di umorismo (l’onnipresente Rovazzi, che finirà per diventare un amico), il più delle volte replicato in modo acritico e superficiale:

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Provo a non giudicare, è il fondamento del mio agire.
Un respiro profondo e li guardo. In incontri precedenti la poesia è stata canale espressivo di sentimenti conflittuali, vero e proprio atto di liberazione.
No, non è questo il caso. Questi non sono componimenti che esprimono forme di disagio, pensieri repressi o energia mal incanalata. E non stanno nemmeno cercando di scandalizzarmi. Hanno faccini sereni e non vedo tra loro dinamiche scorrette. Questo è solo eccesso di rumore: si nutrono ogni giorno di immagini brutte e mediate, che percepiscono in modo distorto, e vivono di fretta. Sanno esprimere, forse, un solo tipo di valore.

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Chiedo loro di scrivere qualcosa di cui hanno esperienza diretta, soprattutto in riferimento alla natura. Esce questo:

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Quando leggo un silent book coreano che propone un dialogo tra natura e mondo urbanizzato, alcuni di loro non vengono toccati dall’espressività di questa immagine.

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Eppure sono loro, siamo noi.
Eppure altri di loro qui, dopo una risata liberatoria, si zittiscono e aspettano il finale del mio racconto per ritrovare la pace.

Che faccio in questi casi? Li faccio finire. Perché prima o poi l’effetto finisce.

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E poi riprendo a leggere la poesia d’autore. Haiku giapponesi da ascoltare ad occhi chiusi. E anche altro, oggi la Chiara Carminati di Poesie per aria. I libri mi vengono letteralmente sottratti di mano, si tende a consumare in fretta anche quelli. Però quanta sete. E che attenzione quando spiego in cosa consiste la tecnica della papirografia!

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Questo è l’haiku che chiude la mattinata.

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Tiro un sospiro di sollievo e mi ricordo di una cartolina di Natale 2014. Illustrazione di Roberta Cadorin, haiku mio.

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